Premio alla carriera a Marta Minujín - FB
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FLORENCE BIENNALE
18 - 26 OCTOBER, 2025
Fortezza da Basso
Viale Filippo Strozzi 1, Florence FI
Opening to the public Saturday 182 pm
Office hours:
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- Saturday and SundayClosed
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Premio alla carriera a Marta Minujín
La Florence Biennale assegna a Marta Minujín il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera 2015 quale riconoscimento del valore di una ricerca artistica straordinaria, tesa a portare le idee su un piano reale attraverso l’incessante sperimentazione di materiali e tecniche per poi coinvolgere il pubblico in un processo creativo di opere effimere quali happening, installazioni, e performance, portandolo così a “viver el arte” nella sua essenza.
Nata a Buenos Aires nel 1943, Marta Minujín vive e lavora nella capitale argentina. Nel suo percorso artistico si orienta da sempre seguendo idealmente una “stella fissa”, l’incontro col pubblico attraverso il proprio fare, qualunque sia il medium da lei impiegato. Tutto ciò con quella ricerca di perfezione che è un valore nelle arti performative, e che è un tratto in comune fra Marta Minujín ed eccellenze quali Sylvie Guillem nella danza.
Marta scopre la sua vocazione artistica all’età di dieci anni, e intraprende gli studi d’arte appena adolescente. Nel 1959, quando è ancora studentessa all’Istituto Universitario de Arte, debutta al Teatro Agón di Buenos Aires e riceve il 1° Premio dalla Sociedad Hebraica Argentina. Nel 1960 incontra il pittore e poeta Alberto Greco (1931-1965), fondatore dell’Informalismo argentino che interessa Marta, ma la indurrà ad abbandonare presto la pittura. Quello stesso anno, grazie a una borsa di studio del Fondo Nacional de las Artes, espone a Parigi, Galérie Creuze, nella mostra “Pablo Curatella Manes et trente argentines de la nouvelle génération”. A Parigi la giovane Minujín si confronta con diverse realtà artistiche d’avanguardia e si avvicina al neorealismo. Sviluppa tuttavia una propria modalità espressiva che prevede l’uso di materiali, temi, e ambientazioni spaesanti e di forte impatto percettivo ed emozionale, tali da far scaturire una risposta immediata nel pubblico. Esempio ne sia l’ambientazione Chambre d’amour, realizzata con Mark Brusse nel 1963. Quell’anno segna la fine del soggiorno francese di Marta e La Destrucción delle opere da lei realizzate durante i tre anni trascorsi a Parigi (“per creare attraverso il distruggere”). Da questa azione, condotta con l’aiuto di un gruppo artisti invitati a distruggere simbolicamente i sui lavori (Christo, Élie-Charles, Flamand, Lourdes Castro, Mariano Hernández e Paul Gette), nasce in Minujín l’idea dell’happening. Trent’anni dopo, muovendo da quell’evento effimero che idealmente univa in sé la nascita e la morte di un ciclo esistenziale e creativo, l’artista ha dichiarato: “La obra de arte es el instante en que el individuo vive, y no la cosa. El advenimento en su desarrollo y no las formas, que quedan relegadas al rango de accesorios. El arte de una sociedad en permanente cambio no puede ser en ninguna manera una imagen estática”.
Al suo ritorno a Buenos Aires, nel 1964, Minujín è premiata dall’Instituto Torquato di Tella di Buenos Aires, dove crea i suoi Colchones alla presenza del pubblico. Inoltre, realizza diversi happenings: La cabalgada (nello studio televisivo di Canal 7), Eróticos en technicolor e Revuélquese y viva. Segue il Sucéso Plastico (Happening) all’ Estadio Club Atletico di Montevideo (Uruguay). Nel 1965, ancora all’Instituto Torquato di Tella, Minujín propone El Batacazo, “una realisación de arte y una esperiencia”, dichiara la stessa Minujín, in cui “Yo, y el espectador estamos en un mismo plano de creacción. No hay una dicotomia, hay una unidad dinamica, cambiante, allucinante, infinita…”. Seguono a breve le inedite sinestesie dal sapore pop create con Rubén Santantoní ne La Menesunda, “la obra mas fantastica que hice en mi vida”, dichiara l’autrice. Nel 1966 realizza Simultaneidad en Simultaneidad, un happening televisivo con collegamento via satellite fra Marta Minujín a Buenos Aires, Allan Kaprov a New York, e Wolf Vostell a Berlino (riproposto nel 2015 al MoMA).
Nel 1966 Marta Minujín ottiene la Guggenheim fellowship, opportunità che segna l’inizio del suo decennio a New York. Qui incontra Andy Wharol e abbraccia l’arte psichedelica creando lavori come il Minuphone, la cabina telefonica esperienziale presentata alla Howard Wise Gallery nel 1967; e il Minucode, ambientazione filmica audiovisiva che, anticipando il Cinema verité, è presentata al Center for Inter American Relations (CIAR) il 27 maggio 1968. Queste due opere, così come La Menesunda, parrebbero scaturire da un’idea che Marta Minujín riprenderà in anni più tardi per il suo Labirinto Minujinda (1985).
Nel 1968 l’allora ventiseienne Marta si lascia attrarre dalla cultura hippie e dà testimonianza del suo viaggiare tra gli Stati Uniti e il Messico al suono della chitarra di Jimi Hendrix in Importación – Exportación. Nel 1972, al MoMA, presenta il Interpenning, un’opera che si rivolge “al espectador para convertirlo en un intérprete de reglas invisibles que se adaptan à códigos aún no descubiertos por el”. Ancora al MoMA, nel 1973 Minujín presenta Kidnappening, una sorta di tableau vivant ispirato a Picasso. Quello stesso anno realizza con Richard Squires The Soft Gallery alla Harold Rivkin Gallery in Washington D.C. Nel 1974, è di nuovo a New York con Imago Flowing, ispirato al Living Theatre e messo in scena a Central Park, The Mall.
Il 1974 vede il ritorno dell’artista nella sua città natale, dove dà vita alla Academia del Fracaso (1975) poco prima dell’avvento della dittatura militare che avrebbe insanguinato l’Argentina per sette anni. Di quel periodo sono i lavori che rivelano la ricerca di armonia con la natura quale principio fondante di un modello di vita equo e sostenibile. Un esempio eclatante è Arte Agricola en Acción (1977-1979), happening replicato in tre varianti: Repollos, al Museo de Arte Contemporaneo di San Paolo (Brasile); Toronjas, al Museo Universitario de Ciencias y Artes a Città del Messico; e Naranjas al CAyC di Buenos Aires. Del 1979 è l’Obelisco “commestibile” costruito con migliaia panettoni a Buenos Aires, a cui fa eco nel 1980 la Torre del Pan di James Joyce a Dublino, University College, Earlsfort Terrace. Nel 1981, a Medellin (Colombia), l’artista trasforma il suo gigantesco fantoccio in cotone con l’effigie di Carlos Gardel in una figura infuocata di straordinaria suggestione.
Nel 1982 Minujín è insignita del “Konex di platino” per la categoria “experiencias”. Riceverà nuovamente il premio dalla Fundación Konex trent’anni dopo, per la categoria “installaciones y performances”.
Nel 1983, alla fine del governo di regime, Minujín assembla trentamila “libri proibiti” per costruire a Buenos Aires, in uno spiazzo lungo la Avenida 9 de Julio, il Partenón de los libros, destinato a essere smantellato e distribuito al pubblico dopo tre settimane. Questo suo “monumento alla libertà d’espressione” anticipa la Torre di Babele, eretta nel 2011 in Plaza San Martin per celebrare l’elezione di Buenos Aires a “Capitale del Libro” e riaffermare al contempo il valore della diversità culturale e dei suoi molteplici linguaggi. Ancora a metà degli anni Ottanta l’artista cavalca il presente e anticipa un futuro destinato a ripetersi non solo in Argentina: nell’happening El Pago de la Deuda Externa con Choclos, Marta Minujín consegna simbolicamente pannocchie di mais a Andy Wharol (nel suo studio di New York) in pagamento del debito dell’America latina al fondo monetario internazionale. Le pannocchie di mais ricompariranno dieci anni dopo nel Resolviendo el Conflicto Internacional con Maiz, el Oro Latinoamericano y Arte (1996) a Londra, Institute of Contemporary Arts.
Nel 1986 Marta Minujín riceve il Premio della Asociación Argentina de Críticos de Arte.
All’alba del nuovo millennio la sua carriera è costellata di riconoscimenti: nel 2000 l’artista riceve il Premio “Arlequin de Oro” dalla Fundación Emilio Pettoruti, il “Tributo al nuevo millenio” dal Colegio de Martilleros y Corredor Públicos di Mar del Plata, e il Premio “Cincuentenario” dalla Asociación Argentina de Críticos de Arte, che nel 2001 le tributa il Premio “Jorge Romero Brest”. Nel 2002 la Fundación Konex le assegna per la seconda volta il “Konex di platino”.
Nel 2009 l’artista lascia ancora il segno sulla Avenida 9 Julio a Buenos Aires, trasformata in palcoscenico per il Rayuelarte, “un juego metafisico que nos lleve de la tierra al cielo” giocato anche a Parigi, Place du Palais Royal (2014), e a Madrid, Palacio de Cibeles (2015). Nel 2013, al compimento dei suoi 70 anni, Marta Minujín celebra il suo Casamiento con el arte a Buenos Aires, dove realizza pure la installazione/performance El Agora de la Paz in Plaza Alemania. Nel 2015, ancora nella capitale argentina, porta a termine la ricostruzione de La menesunda al Museo de Arte Contemporáneo (MAMBA).
www.marta-minujin.com