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Premio alla carriera a Mario Carbone

Il Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera 2015 va a Mario Carbone per l’eccellenza raggiunta, attraverso il medium fotografico, nella rappresentazione e documentazione di eventi storici affrontando al contempo un ampio spettro di tematiche sociali e politiche ed esplorando il mondo dell’arte.

Nato a San Sosti (Cosenza) nel 1924, Mario Carbone scopre i segreti della fotografia attraverso un lungo apprendistato nella natia Calabria e a Milano, presso lo studio di Elio Luxardo ma non solo.

 

Nel 1955 si trasferisce a Roma e inizia la sua carriera nella cinematografia, dapprima come operatore, poi come direttore della fotografia e in seguito come regista di documentari. Si ritrova così a collaborare con altri registi, fra cui Libero Bizzarri, Romano Scavolini e Raffaele Andreassi. Per quest’ultimo cura la fotografia de I vecchi (1959), che gli vale il suo primo Nastro d’argento.

 

Nel 1960 accompagna Carlo Levi nel suo viaggio in Lucania per fotografare i luoghi del soggiorno coatto dello scrittore che sono diventati l’indimenticabile scenario di Cristo si è fermato a Eboli. Carbone scatta circa quattrocento fotografie, alcune delle quali illustrano il suo Viaggio in Lucania con Levi, pubblicato nel 1980. Sempre nel 1960 gira il suo primo cortometraggio, Inquietudine, con protagonista Franco Angeli.

 

Nel corso degli anni Sessanta realizza una serie di documentari di impronta neorealistica, inizialmente focalizzandosi sui conflitti generazionali di cui sono testimonianza Il muro dei giovani (1961), La città ci è nemica (1962) e Capelli fuori legge (1962). Nel 1963 collabora, in qualità di operatore e regista, con Cesare Zavattini alla produzione del film-inchiesta I Misteri di Roma. Nel 1964 documenta l’abbandono delle terre feudali da parte dei nobili calabresi con Stemmati di Calabria, che gli vale un secondo Nastro d’argento. In quello stesso anno gira, con Giuseppe Ferrara, due film prodotti dall’Eni in India e al contempo fotografa scorci di vita a Calcutta, Bombay, Madras e New Delhi, e nei villaggi rurali più e meno distanti da queste città. Alcune sue fotografie sono state riprodotte in Paralleli. India-Italia anni Sessanta pubblicato da Gangemi nel 2006. Nel 1966 Carbone volge nuovamente all’Italia nel far luce sulla condizione del lavoro contadino, di cui è testimonianza Dove la terra è nera. Nel 1967 affronta il tema della disabilità e delle barriere architettoniche con Anche noi parliamo, a cui fa seguito Alla fine dell’arcobaleno (1968). Ancora nel 1967 conquista il Leone d’Argento alla Biennale di Venezia con Firenze, novembre 1966, straordinaria testimonianza visiva dell’alluvione, con testi di Vasco Pratolini letti da Giorgio Albertazzi.

 

Nel 1970, in occasione del decennale della costituzione del Nouveau Réalisme, Carbone si reca a Milano e riprende performance a cui prendono parte diversi esponenti del movimento, fra cui Christo, Mimmo Rotella, Niki de Saint-Phalle, Cesàr, Armand Pierre Fernandez (Arman), Daniel Spoerri, Jean Tinguely, e Pierre Restany. Anche nel 1977, in occasione delle Settimana Internazionale della Performance alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, riprende gli interventi di Marina Abramovic e Frank Uwe Laysiepen (Ulay), Vincenzo Agnetti, Luca Patella, Hermann Nitsch, Luigi Ontani e Vettor Pisani. Poco dopo fonda la casa di produzione cinematografica DARC e realizza le serie divulgative Attraverso l’arte moderna (1979) e Artisti allo specchio, che si protrae fino agli anni Novanta con la partecipazione di autori quali Enrico Baj, Mimmo Paladino, Carla Accardi, Mario Schifano e altri ancora. Sul finire del secolo scorso Carbone è costretto a chiudere la DARC, ma conserva l’archivio della sua produzione di fotografia e cinematografia, attualmente in corso di riordino.

 

www.archiviomariocarbone.com

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