Intervista a Paula Scher - FB
Selettore lingua
FLORENCE BIENNALE
18 - 26 OTTOBRE, 2025
Fortezza da Basso
Viale Filippo Strozzi 1, Firenze FI
Apertura al pubblico sabato 18Ore 14
Apertura segreteria organizzativa:
- Dal Lunedì al Venerdì09:00 – 17:00
- Sabato e DomenicaChiuso
CustomWidgetTemplate
Intervista a Paula Scher
Florence Biennale – Mostra Internazionale di Arte Contemporanea e Design, annuncia la lista dei premiati per la sezione Design, assoluta novità della XII edizione che si svolgerà dal 18 al 27 ottobre 2019 nel Padiglione Spadolini della Fortezza da Basso di Firenze. Si tratta di straordinari talenti che hanno scritto la storia del Design durante il Novecento e che riceveranno il Premio “Leonardo da Vinci” alla Carriera nell’ambito della XII Florence Biennale il cui tema, “ARS ET INGENIUM. Similitudine e Invenzione celebrando Leonardo da Vinci”, propone una sintesi fra le arti contemporanee e l’eredità di un grande Maestro del Rinascimento considerato come genio di ogni tempo. Tra questi, il premio “Leonardo da Vinci” alla Carriera dell’edizione 2019 di Florence Biennale, per la sezione Design, andrà alla graphic designer Paula Scher dello studio Pentagram di New York.
La Florence Biennale assegna il Premio Internazionale “Leonardo da Vinci” alla Carriera, per la sezione Design, alla communication e graphic designer Paula Scher in riferimento al suo straordinario percorso professionale. Paula Scher è infatti considerata la graphic designer numero uno al mondo. Dal 1991 è figura di spicco di Pentagram (New York), il più illustre studio di consulenza internazionale sul Design, dove ha ideato campagne di branding, environmental graphics, packaging, e pubblicazioni per una vasta gamma di clienti tra i quali, solo per citarne alcuni, Citibank, Microsoft, Bloomberg, Shake Shack, the Museum of Modern Art, Tiffany & Co, the High Line, the Public Theater, the Metropolitan Opera, the Sundance Institute and the Philadelphia Museum of Art. Nel corso della sua carriera Paula Scher ha ricevuto centinaia di importanti riconoscimenti, come il “National Design Award for Communication Design”, o il “AIGA medal and the Chrysler Award for Innovation in Design”. La Scher dal 2006 al 2015 ha fatto parte della Public Design Commission della Città di New York. È un’artista affermata che espone in tutto il mondo e diverse delle sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di alcuni dei più importanti musei al mondo: Museum of Modern Art, Cooper Hewitt National Design Museum, Library of Congress, Victoria and Albert Museum solo per citarne alcuni. A lei e al suo lavoro Netflix ha dedicato un episodio della serie di documentari “Abstract: The Art of Design” del 2017.
Florence Biennale è lieta di pubblicare un’intervista a Paula Scher riguardo alla sua carriera e alla sua partecipazione alla dodicesima Florence Biennale.
All’inizio della tua carriera hai concepito e creato le cover di molti album di musicisti importanti, da Muddy Waters a Charles Mingus; dai Boston a Bruce Springsteen e Paco de Lucia /Al Di Meola / John McLaughlin: che cosa ci puoi raccontare di quel periodo? Hai ascoltato gli album prima di lavorare sulle cover? Quale è stata la copertina di cui vai più fiera e perché?
Ho ascoltato la musica prima di lavorare alle rispettive covers, ma ho anche incontrato i musicisti, esattamente come faccio con i miei clienti. Sono sempre stata più interessata al loro legame con la musica – che cosa hanno pensato quando l’hanno concepita, ad esempio – rispetto al mio giudizio.
Per quanto riguarda la mia cover preferita, ancora oggi mi piace quella dell’album di Waters Hard Again e I’m Ready. Mi piacciono anche le copertine degli album One on One, Touchdown, e Heads di Bob James.
L’album “Boston” ha avuto un grande successo: come l’hai concepito? Perché hai realizzato uno sci-fi design per la cover?
Il chitarrista dei Boston Tom Scholz ha iniziato la sua carriera come ingegnere per Polaroid. Gli abbiamo mostrato qualche design che, però, non aveva apprezzato. Per questo motivo abbiamo pensato che, se gli avessimo proposto qualcosa che avesse unito tecnologia, scienza, o sci-fi sarebbe stato soddisfatto – e così fu. In seguito, abbiamo creato la narrativa che ha poi caratterizzato la copertina.
Sei partner di Pentagram dal 1991: che cosa ti ha spinto ad essere parte delll’organizzazione e cosa puoi dirci riguardo allo studio, che è considerato un centro d’eccellenza nella scena internazionale del design?
Negli anni Ottanta conducevo un piccolo business insieme al mio socio d’allora Terry Koppel, di professione editorial partner. Dopo la recessione della Guerra del Golfo, Terry ha interrotto la collaborazione lasciandomi guidare l’azienda da sola. Ho realizzato che stavo per compiere 40 anni e che i tipi di progetti che stavo seguendo erano gli stessi degli ultimi dieci anni. Non avevo ancora ottenuto le mainstream identities, cosa che avrei voluto fare. Ho pensato che se mi fossi unita a Pentagram avrei avuto la possibilità di ottenere progetti più a larga scala. Quando mi sono unita a Pentagram nel 1991, ero l’unica donna insieme a 15 uomini, e fu piuttosto terribile. Ma poi la situazione migliorò.
Qual è l’opera di cui vai maggiormente fiera?
Sono orgogliosa dei miei lavori per il Public Theatre, perché si tratta di un intero corpus progettuale. Sono anche orgogliosa della mia abilità di implementare la grafica ambientale.
In occasione della XII Florence Biennale, che avrà luogo in Ottobre 2019, riceverai il Premio alla Carriera "Leonardo da Vinci". Leonardo da Vinci è considerato da molti esperti il primo designer. Che cosa ne pensi? L’arte, il design e la scienza sono connesse secondo te?
Sono incredibilmente onorata ed entusiasta di ricevere il premio Leonardo da Vinci alla carriera. Penso che il design sia l’arte della progettazione. E da Vinci è stato il miglior progettista che ci sia mai stato.
Durante l’intervista per la serie Netflix “Abstract: Art of the Design”, hai detto che talvolta prendi ispirazione dalla cultura contemporanea: puoi dirci alcuni aspetti che hanno attirato particolarmente la tua attenzione negli ultimi anni?
Questa è una buona domanda. Ciò che mi ha più colpito negli ultimi anni è l’abilità di controllare e progettare la tipografia in modi eccentrici, che non sono mai esistiti prima. Oggi moltissime persone possono iniziare a sperimentare il potere della tipografia in maniera del tutto nuova e senza avere particolare formazione nel settore. Hanno imparato a riconoscere il linguaggio visivo, che apre ad un’intera nuova area da esplorare.
Prima hai rivelato che tra i tuoi design preferiti ci sono quelli realizzati per il Public Theater: che cosa puoi dirci riguardo a questa collaborazione?
Lavorando con il Public Theater ho avuto modo di sperimentare un’ enorme creatività e ho avuto molte opportunità. Ho davvero messo me stessa in questo progetto, che sento in maniera più personale rispetto ad altri miei lavori. Dopo oltre 25 anni, continuo a lavorare per il Public perché mi entusiasma ancora il metodo di lavoro, le persone e i risultati finali.
C’è qualcosa che rimpiangi nella tua carriera?
Rimpiango di non essere diventata una stella del cinema…avrei voluto realizzare il design dei titoli di qualche film.
Qual è il segreto dietro al tuo successo senza fine?
Non c’è un segreto per avere successo. Solo perseveranza.
https://www.pentagram.com/about/paula-scher