A proposito di “Geometrie Sacre”: intervista a Rafael Penroz - FB
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FLORENCE BIENNALE
18 - 26 OTTOBRE, 2025
Fortezza da Basso
Viale Filippo Strozzi 1, Firenze FI
Apertura al pubblico sabato 18Ore 14
Apertura segreteria organizzativa:
- Dal Lunedì al Venerdì09:00 – 17:00
- Sabato e DomenicaChiuso
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A proposito di “Geometrie Sacre”: intervista a Rafael Penroz
1. Ci puoi riassumere innanzitutto il tuo percorso artistico? Come hai iniziato? Quali sono le tappe principali della tua carriera?
Sono un visual artist nato in Cile e messicano naturalizzato. Sono laureato in Arte e ho conseguito un Master in Studi Culturali. Ho partecipato a più di 50 mostre collettive in Messico, Cile, Brasile, Argentina. USA, Canada, Ecuador e Francia; e a 10 mostre personali in Cile e Messico. Sono stato selezionato dalla rivista curatoriale messicana m’ART come uno dei 40 artisti emergenti da collezionare in Messico (2010). Due dei miei dipinti fanno parte della collezione permanente del Museo de Arte Moderno de Castro, in Cile e del Museum of the Island of Cozumel, in Messico. Sono anche professore alla Scuola d’Arte dello Yucatan (ESAY) dal 2005. In passato sono stato curatore e art manager del progetto “Galería DEmergencia” finanziato dal 2013 al 2015 dal governo, con il proposito di promuovere la visual art emergente in Yucatan. Nel 2015 sono stato premiato con il Municipal Fund for Visual Arts della città di Mérida per il progetto “MayaOP”, che ha poi inspirato il progetto in corso “Sacred Geometries”. Tre opere che fan parte di questa serie, sono state selezionate in occasione della XI Florence Biennale 2017, durante la quale ho ricevuto il primo premio “Lorenzo il Magnifico” nella categoria disegno, grafica e calligrafia.
Al momento sono in procinto di completare la serie “Sacred Geometries” con l’obiettivo di realizzare un libro d’arte presentando i miei disegni e acquerelli in un catalogo ragionato contenente una selezione delle più rilevanti forme geometriche dell’arte maya postclassica dello Yucatan. Ho iniziato la mia carriera da pittore dopo gli studi d’arte in Canada (presso l’ Ontario College of Arts e la McMaster University) e infine ho completato il mio percorso universitario all’Università del Cile a Santiago. Ho partecipato alla XV International Art Biennal of Valparaiso nel 1987 e ho rappresentato il mio paese al Ist encounter of Latin American Young Artists a Brasilia, in Brasile nel 1988. Dal 1990 la pittura ha iniziato ad essere svalutata e il neoconcettualismo è diventato di moda. All’epoca avevo l’impressione che il neoconcettualismo fosse una sovrastimata e sottopagata forma di design. Quindi ho deciso di intraprendere una carriera nel design. Sono stato il direttore creativo di tre agenzie di pubblicità in Cile finchè mi sono trasferito a Messico City nel 1997, perseguendo uno stile di vita cosmopolita ma ancora latino. In Messico sono diventato un set designer per il cinema, un direttore artistico per la TV e ho ripreso la mia carriera di pittore. Nel 2005 sono stato invitato a fondare una scuola d’arte, la Escuela Superior de Artes de Yucatán (ESAY) nella quale lavoro ancora oggi come professore di disegno e teoria dell’arte. Tra il 2011 e il 2012 ho conseguito una laurea magistrale in Studi Culturali, specializzandomi in Cultura Visiva. Oggi posso affermare che la mia arte sia un ibrido tra pittura, design e teoria di cultura visiva. Il mio obiettivo come artista è di partecipare con successo nel mercato dell’arte europeo, concepito come veicolo per sviluppare un movimento collettivo per la rinascita dell’arte maya nello Yucatan.
2. Sappiamo che stai lavorando ad un progetto molto importante e ambizioso, “Geometrie Sacre”, ce ne puoi parlare? Come nasce? Quali sono le motivazioni e gli obiettivi?
Dopo l’era maya post classica in Yucatan (1000 AC) l’aumento della popolazione e l’impoverimento delle risorse naturali hanno condotto ad uno squilibrio ecologico che ha causato migrazioni e guerre per l’acquisizione di nuove terre per cibo e risorse. Questo evento è conosciuto oggi giorno come “collasso della cultura maya”. Più tardi arrivò la conquista spagnola, e a metà del 19esimo secolo, lo sfruttamento della fibra d’agave che ha trasformato più del 50% della terra dello Stato in una piantagione dedita alla monocoltura. Le monoculture non solo portano alla perdita della diversità biologica ma anche di identità culturale. L’industria di agave ha monopolizzato le attività economiche delle comunità maya per più di un secolo. La colonizzazione e la violenta modernizzazione della società ha impedito la diffusione della tradizionale geometria rituale. Per un breve periodo l’arte corporativa post rivoluzionaria ha salvato alcuni modelli integrandoli in uno stile architettonico d’avanguardia noto come “Neomaya”.
Oggi la riproduzione dei tradizionali modelli geometrici maya dello Yucatan è quasi inesistente. Alcune fonti sono state trovate solo in carte archeologiche e tesi accademiche. Circa due milioni di turisti visitano ogni anno lo Yucatan e tristemente non sapranno mai se il design dei loro souvenir provenga dallo Yucatan, dal Guatemala, dal Belize, dallo Chiapas o dalla Cina. Sto cercando fondi per catalogare questi straordinari e unici disegni che saranno punti di riferimento per i nostri futuri designers, artisti e artigiani. L’ idea principale consiste nel realizzare una ricerca completa e un unico catalogo, indirizzato al pubblico generico. Sebbene questa non sia una ricerca accademica, esperti in studi archeologici, antropologici ed epigrafici, specialmente riguardo a ipotesi interpretative, certificheranno i contenuti. Questa pubblicazione colmerà una lunga e attesa aspirazione ed è un tributo alla cultura Maya, antica e contemporanea. L’idea alla base della mia produzione artistica consiste nell’ usare le forme documentate per creare modelli originali che saranno inclusi in un catalogo di cui gli artisti potranno beneficiare come punto di riferimento per produrre arte e design con richiamo alle origini. Un obiettivo importante, dal mio punto di vista da artista, è creare una forma sociale di arte contemporanea, una forma di estetica non coloniale, che può essere chiaramente differenziata da fantasiose forme d’arte egocentrica e individualista che satura il mercato e svilisce il lavoro di ricercatori/artisti seri.
3. Cosa ci puoi raccontare più in particolare della simbologia maya che hai scelto per questo progetto?
La simbologia maya contenuta nei modelli è astrazione geometrica di beni antichi e rappresenta la cosmogonia maya, che ha ancora vigore oggi tra i Maya contemporanei. Sebbene le forme presenti di rappresentazione del sacro siano sincretiche e ibridizzate con l’iconografia occidentale, la visione del mondo rimane praticamente la stessa. Quindi la maggior parte delle figure rappresenta l’ordine universale come concepito dalle persone maya, le quali credono nell’esistenza di un paradiso o comunque di un mondo superiore, un mondo di mezzo (il pianeta terra) e un’oltretomba. Le forme principali comprendono fiori e quadrati concentrici, disegni che alludono all’ordine sociale, foglie di palma, piume, conchiglie, uno spazio-tempo cosmico insieme alla raffigurazione del sole, costellazioni, disegni di serpenti a sonagli e altre forme naturali che suggeriscono geometrie celestiali.
4. Sempre in relazione al progetto “Geometrie Sacre”, quali sono le tue scelte in termini di tecnica, stile e linguaggio?
Il dipinto e il progetto grafico, che consiste nella creazione di modelli differenti usando le forme geometriche dell’arte maya tardo classica e post classica documentata dagli edifici trovati in Yucatan, fungono da risorsa per rinnovare l’interesse locale nel patrimonio dell’arte maya. Dal momento che il progetto è basato su un impatto sociale e gioverà alle industrie culturali della regione, nel suo stadio prematuro, i pezzi non saranno costosi. Un prezzo equo è necessario per raggiungere più collezionisti e per creare una coscienza riguardo all’eccitante idea di una rinascita dell’arte maya geometrica. Per questo ho deciso di lavorare con gli acquerelli su un foglio di cotone e di usare serigrafie per i disegni. In questo modo ogni lavoro è unico visto che mischio una tecnica manuale con la stampa. Non è seriale e i modelli possono essere stampati in ogni colore o combinazione di colori desiderati. Il risultato ricorda l’ OP Art moderna, soprattutto l’arte di Bridget Riley che ammiro, con uno stile distintivo maya.
5. Per concludere, quali sono le implicazioni culturali e sociali del progetto?
Le implicazioni sociali sono tante. Se le mie opere vendono bene, sarò in grado di pubblicizzare il mio catalogo e diffondere la conoscenza documentata nelle mie ricerche. Artisti, artigiani, industrie culturali e altre avranno un punto di riferimento da utilizzare per rinnovare il design locale in molte aree in modo creativo. Un ulteriore passo riguarda l’acquisizione dell’indipendenza culturale per le persone maya, che porterà benefici in molti modi se loro inizieranno a guardare alla loro eredità invece di guardare ossessivamente verso gli USA e l’Europa. Quando vengono a Merida, i turisti sono sorpresi dall’influenza europea nell’estetica generale della penisola. E’ ora che si sorprendano per l’originalità del design maya. Dall’inizio del 20esimo secolo, molti artisti hanno insistito sull’importanza di apprezzare l’arte e la cultura maya. Questo è stato fatto ma in modo generale considerando che l’area maya copre il sud del Messico, Belize, Guatemala e l’Honduras. In questo progetto sto aggiungendo un po’ di precisione al panorama estetico, rendendo di dominio pubblico uno specifico stile originato nella penisola dello Yucatan. Quindi un altro beneficio è la differenziazione e la creazione di un design che faccia appello alle origini. In questo modo io spero che i miei collezionisti, insieme ai miei studenti e a me stesso, diventino parte attiva di un movimento estetico sociale.